10 ottobre 2015

Pena di morte: miti e fatti



Il 10 ottobre è la Giornata mondiale contro la pena di morte, l'evento principale promosso della Coalizione mondiale contro la pena di morte, formata da 150 organizzazioni (tra cui Amnesty International) che uniscono i propri sforzi in favore dell’abolizione della pena capitale nel mondo.

Vi rimandiamo a questo documento per approfondire il tema della Giornata di quest'anno (l'uso della pena di morte per reati legati alla droga), e vi invitiamo a firmare l'appello per Shahrul Izani che, nel 2003, all’età di 19 anni, è stato trovato in possesso di 622 grammi di cannabis e successivamente condannato a morte.

Qui intendiamo approfondire alcuni miti legati alla pensa di morte, e provare a sfatarli. Eccoli: 

MITO 1
La pena di morte è un deterrente per il crimine violento e rende la società più sicura.
FATTO 
Non esistono prove convincenti che la pena di morte abbia un effetto deterrente. Dopo più di tre decadi dall’abolizione della pena capitale, il tasso di omicidi del Canada resta più di un terzo inferiore a quello che era nel 1976, quando la pena di morte fu abolita. Uno studio durato 35 anni ha comparato il tasso di omicidi tra Hong Kong, dove non c’è la pena di morte, e Singapore, che ha un numero di popolazione simile ma che esegue sentenze capitali. I risultati dimostrano che la pena capitale ha un impatto estremamente limitato sul tasso di criminalità. 

MITO 2 
La minaccia dell’esecuzione rappresenta una strategia efficace nella prevenzione degli attacchi terroristici. 
FATTO 
La prospettiva dell’esecuzione non può agire come deterrente per persone che sono preparate a uccidere a rischio della propria vita per ragioni ideologiche e politiche. Inoltre, diversi esperti di antiterrorismo hanno ripetutamente evidenziato come coloro che sono messi a morte per questi reati possono essere riconosciuti come martiri la cui memoria accresce l’unione e le motivazioni di questi gruppi terroristici. Gruppi armati di opposizione sottolineano spesso l'uso della pena di morte come giustificazione per le rappresaglie, contribuendo così ad alimentare il ciclo di violenza. 

MITO 3
La pena di morte è giusta fino a quando la maggioranza dell’opinione pubblica la sosterrà. 
FATTO 
La storia è costellata di violazioni di diritti umani che sono state sostenute dalla maggioranza della popolazione ma che poi sono state guardate in seguito con orrore. Schiavitù, segregazione razziale e linciaggi, hanno tutti avuto il sostegno nelle società del passato poiché rientravano nella ‘normalità’ ma tutte costituivano brutali violazioni dei diritti delle persone. Negli anni recenti, il dovere dei governi è quello di proteggere i diritti di tutti gli individui, anche se questo talvolta vuol dire andare contro il punto di vista della maggioranza. L’opinione pubblica, inoltre, cambia spesso idea a seconda della leadership politica e quando le sono fornite informazioni oggettive sull’uso della pena capitale. 

MITO 4 
Tutte le persone messe a morte sono colpevoli di reati gravissimi. 
FATTO 
Ovunque nel mondo, centinaia di prigionieri sono messi a morte dopo processi del tutto iniqui. Durante questi procedimenti sono usate spesso “confessioni” estorte sotto tortura e all’imputato non è consentito ricevere un’adeguata assistenza legale. I paesi che eseguono la maggioranza delle sentenze capitali, sono anche quelli dove esistono gravi preoccupazioni sull’equità del sistema giudiziario, come la Cina, l’Iran e l’Iraq. I 155 prosciolti dal braccio della morte degli Usa dal 1973 dimostrano che, a prescindere da quante garanzie legali sono in atto, nessun sistema giudiziario è infallibile e libero da errori. Fino a quando la giustizia umana resterà fallibile, il rischio di mettere a morte un innocente non potrà mai essere eliminato. 

MITO 5 
I familiari delle vittime di omicidio chiedono la pena di morte. 
FATTO 
Il movimento mondiale contro la pena di morte include molti di coloro che hanno perso i propri cari a causa del crimine violento o sono stati loro stessi vittime ma che, per motivazioni etiche o religiose, non vogliono che la pena di morte sia imposta “nel loro nome”. Negli Usa, organizzazioni come Murder Victims’ Families for Human Rights stanno guidando il movimento per l’abolizione della pena di morte in diversi stati come, per esempio, in New Hampshire. 
         

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